Origami (折り紙), ovvero l’arte giapponese di piegare (ori) la carta (kami).
Si tratta di fogli solitamente quadrangolari, da cui è possibile creare diverse combinazioni di modelli, anche estremamente complessi. In Giappone ha avuto origine in occasione di una festa religiosa shintoista, per la festa delle bambine, o Hinamatsuri, nel periodo Heian (tra l’VIII e XII secolo), periodo nel quale la corte imperiale era all’apice del suo splendore, e nacque l’usanza di rappresentare la corte imperiale con bambole di carta.
Successivamente, nel periodo Edo (XVII – XIX secolo) si arriva al modello tradizionale di origami che oggi noi tutti conosciamo: la gru, orizuru in giapponese. Si riteneva che la gru potesse vivere fino a mille anni, diventando, così, simbolo di longevità, fortuna e prosperità. Secondo la leggenda per avere fortuna, chiunque pieghi mille gru riuscirà ad esaudire i desideri del proprio cuore.
Sadako Sasaki e le Mille Gru
In relazione alla leggenda delle mille gru, ricordiamo la storia di Sadako Sasaki della quale si hanno diverse versioni. Sadako Sasaki era una bambina malata di leucemia che, per guarire, cercò di piegare mille gru, ma morì a causa dell’esplosione della bomba atomica di Hiroshima e, quindi, alla fine non riuscì a realizzare il suo desiderio.
Questa storia commosse il popolo giapponese che a lei dedicò un memoriale nel Parco della Pace di Hiroshima, nel quale è raffigurata con una gru in mano. Così oggi, la gru è diventata anche simbolo di pace.
Inoltre, gli origami vengono utilizzati spesso in diverse festività giapponesi. Ad esempio, a Capodanno si realizzano delle cartoline augurali rintagliate (kirigami) in diverse forme, anche conosciute come nengajō; durante la festa shintoista per i bambini che compiono tre, cinque e sette anni, si realizzano origami di diverse forme.
Insomma, possiamo dire che gli origami sono un perfetto simbolo dell’essenza e della tradizione giapponese.
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